Per chi affitta Villa BellaVista, Montevecchia è la prima collina che si incontra arrivando dalla pianura padana (Milano) e con le adiacenti valli di Santa Croce e del Curone è un’incredibile ed ai più sconosciuta, oasi verde nel cuore dell’affollata Brianza lombarda. Montevecchia è un piccolo angolo di mondo perduto dove gli agi della modernità non mancano, ma fanno capolino in modo discreto, filtrati da un profondo rispetto per la qualità della vita. Montevecchia sembra uscita da una fiaba e vi catapulta in un’atmosfera fuori dal tempo. Una serie di tre colline (la sommità di una ospita Villa BellaVista) dominate dal meraviglioso santuario medioevale della Madonna del Carmelo, che già in epoca romana era torre d’avvistamento, offrono una vista incredibile senza soluzione di continuità: da un lato tutta la pianura padana, compresi i grattacieli di Milano, fino agli appennini liguri ed emiliani e dall’altro i boschi e le colline fino alle alte montagne del bacino lariano come la Grigna ed il Resegone.

Vista della pianura dalla sommità della collina di Montevecchia

Villa BellaVista è immersa in un paesaggio variegato e caratterizzato da una bellezza soffusa che soddisfa le aspettative di tutti: l’escursionista e il cultore della buona tavola, l’amante della natura e l’archeologo, la coppia di innamorati e la famiglia con bambini, perché Montevecchia non è solo una collina con una magnifica vista, ma è un piccolo mondo ricco di tesori fatti di storia, vigne, erbe aromatiche, boschi, natura, cascine e borghi rurali pieni di fascino che aspettano solo di essere scoperti.

Montevecchia è un comune di 2.704 abitanti, con superficie di 5,92 km² ed il punto più alto si trova ad un’altitudine di 503 m s.l.m. (santuario della Madonna del Carmelo). In alta collina si gode anche di un microclima particolare differente rispetto ai paesi limitrofi a valle, infatti si riscontrano circa 2 gradi in meno d’estate e 2 gradi in più in inverno. Grazie a questo ed alla buona esposizione solare, sul versante meridionale del colle riescono a crescere piante da clima mediterraneo.

Montevecchia è immersa nel Parco naturale regionale di Montevecchia e della Valle del Curone.

Le bellezze di Montevecchia hanno ispirato poeti e scrittori

Il Santuario di Montevecchia con dietro il Resegone lecchese

Questo luogo particolare non è sfuggito agli occhi e alla sensibilità di autori come Mario Soldati che nel suo libro da “Vino al Vino” nel 1969 scriveva: Quella delle terrazze di Montevecchia è tra le più belle posizioni della Brianza: uno spalto altissimo, un balcone che si erge fuori dalle nebbie e di affaccia dritto a sud; nelle giornate di vento di vede della Cisa al Monte Rosa. Alti monti la difendono dalle tramontane. Le brume, le nebbie, che salgono dalle pianure e dai laghi la sfiorano fruttuosamente.

O ancora prima, nel 1836, a Cesare Cantù che nel suo libro “Carlambrogio da Montevecchia” scriveva: è una collina, dalle falde alla cima, ridente di vigne a poggio e di frutteti, di campetti e panchine a scala, cinte al piede da lieti casali e dalle ubertose campagne della Brianza. Da lungi la si discerne dalle altre per una chiesuola posta sul cucuzzolo, ed ombreggiata da immensi olmi.

O a Stendhal (pseudonimo di Marie-Henri Beyle scrittore francese, milanese di adozione) che nel “Voyage dans la Brianza” (Diario del viaggio in Brianza) del 1818 scriveva, aprendo la sua descrizione dal Monticello, a due passi da Montevecchia: Ammirevole il panorama. Non ho mai visto niente di simile – All’orizzonte si scorge il Duomo di Milano, e sullo sfondo una linea azzurra disegnata dalle montagne di Parma e Bologna. Ci troviamo in cima ad una collina. A destra vista stupenda, pianura fertile, roccia e due o tre laghetti (Pusiano, Annone ndr) a sinistra l’altra vista magnifica che, nei dettagli, è l’opposto dell’altra; con le colline e la Madonna di Montevecchia. Sul davanti, questa bella Lombardia con tutto il lussurreggiare della sua verzura e delle sue ricchezze. L’occhio si perde trenta miglia più in là, tra le brume di Venezia.

Il mistero delle piramidi di Montevecchia

E se non bastasse la storia e le tradizioni, c’è poi anche il mistero delle piramidi che qualcuno attribuisce ai Celti ed altri addirittura agli extra terrestri. Sono tre, formazioni collinari posizionate come le stelle della cintura di Orione, in modo simile a quelle di Giza in Egitto, però, a differenza di queste, sono state ricavate modellando delle colline. Si tratta di colline artificiali, costruite dall’uomo in epoca remota (si ipotizza fra i 3mila e i 10mila anni orsono) e usati come siti astronomici già dalle popolazioni celtiche.

Le origini del nome Montevecchia

Collina di Montevecchia in bianco e nero

La parola Montevecchia si ritiene sia riferibile alla fortificazione romana che si trovava al posto dell’attuale santuario, circondata da una cerchia di mura protettiva di oltre 800 metri di sviluppo. Il nome Mons Vigiliae (monte delle Vedette), si sarebbe nel tempo involgarito in Mons Vegliae, Monte Vegiae, Monte Vegia, sino all’attuale dialetto brianzolo, nel quale Vegia significa Vecchia. In realtà, data l’antichissima colonizzazione del colle, è più probabile un’origine celtica del toponimo, alla quale sarebbe stato poi aggiunto il termine latino mont(em), quale Owignya od Owikya, derivanti dalla stessa radice ed indicanti la presenza di pecore, agnelli o cervi. La successiva apertura della “o” in “a”, molto frequente in posizione pretonica, la palatalizzazione della sillaba successiva, fenomeno ordinario nel periodo tardo-latino, e l’apofonia della vocale tonica, tipica del lombardo, avrebbero generato il toponimo Montaveggia, di cui “Montevecchia” non è che un adattamento recente (certamente dopo il 1875).

La storia antica di Montevecchia

Collina di Montevecchia tra le nuvole e con sfondo le montagne lombarde

L’origine di insediamenti umani nel territorio di Montevecchia è di antica data. Nel parco di Montevecchia alla fine degli anni settanta furono rinvenuti due accampamenti risalenti all’epoca dell’Uomo di Neanderthal e dell’Homo sapiens, datati rispettivamente il primo a 60.000 anni ed il secondo a 32.000. Questi insediamenti sono alcuni fra i più antichi situati in Lombardia. Poco si sa, invece, della Montevecchia romana se si escludono le tracce di una fortificazione di oltre 800 metri di sviluppo rinvenute nei pressi dell’attuale santuario (vedi alla voce etimologia). Maggiore è la documentazione sulle vicende a partire dal medioevo, che vedono Montevecchia amministrata come comunità libera della Brianza sino all’età moderna. Nel 1647 Montevecchia venne concessa in feudo alla famiglia Panigarola, che si estinse nel 1703. Nel 1713 il Conte Giacomo Brivio di Brochles, originario di Montevecchia, comprò il feudo natale, e la sua famiglia lo tenne fino al 1740, quando Carlo Brivio lo vendette agli Agnesi, famiglia di Milano. Il titolo di conte di Montevecchia fu del senatore Donzelli Beniamino fino al 1952. Dal 1809 al 1816 e dal 1928 al 1966 il comune di Montevecchia fu unito a Cernusco Lombardone formando il comune di Cernusco Montevecchia.

Storia del Comune di Montevecchia

Santuario della Beata Vergine del Carmelo vista da Cascina Butto Montevecchia

Le origini di Montevecchia risalgono all’epoca romana; non è sicuro (anche se appare molto probabile) che vi fossero insediamenti abitativi, è però accertata la presenza di una torre di segnalazione dove ora sorge il Santuario.

A questa funzione di guardiano della Brianza collinare si fa risalire l’origine etimologica del nome stesso del comune; secondo l’opinione più diffusa esso deriverebbe da “Mons Vigiliarum” (monte della vedetta), trasformandosi nel corso dei secoli prima in Montaegia/Montavegia, quindi con diverse varianti fino alla denominazione attuale.

Pur non essendoci prove concrete, all’epoca longobarda (sec. VIII-IX d.c.) si fa risalire la trasformazione della torre romana in edificio di culto cristiano; in quel periodo infatti la postazione di guardia aveva perso importanza e parallelamente il nucleo abitato era cresciuto abbastanza da poter permettersi una propria chiesa, che fin da allora fu dedicata a S. Giovanni Battista, Santo molto venerato dalle genti longobarde.

Il primo documento in cui compare il nome di Montevecchia è il “Liber notitiae sanctorum” di Goffredo da Bussero (1220-1289) in cui è indicato: “In Montaegia ecclesia Sancti Johannis Baptistae”, e quindi “Aliud in loco Montavegia plebis de Massalia”.

Come tutta la Brianza, essa è compresa nel ducato di Milano, sotto i Visconti ed in seguito sotto gli Sforza; al tramonto di queste dinastie subentrarono prima gli Austriaci (Carlo V), quindi gli Spagnoli (Filippo IV).

In questo periodo la famiglia più importante del paese fu quella dei Regibus de Ello (Redaelli) che, oltre ad essere proprietari terrieri, diedero alcuni cappellani alla comunità.

Alla visita di S. Carlo Borromeo (1577) la popolazione era di 320 anime in 59 case; nel 1602 salì a 446 per poi ridiscendere a 350 anime dopo la peste del 1630.

La situazione economica della Brianza nel 1600 appare disastrosa, tra guerre, carestie, epidemie di peste e siccità. Montevecchia è tra i molti comuni che non riescono a superare la crisi e diventa nel 1647 feudo dei Panigarola. Nel 1713, con l’estinzione della famiglia Panigarola, il feudo di Montevecchia passò a Giacomo Brivio, appartenente ad una famiglia di mercanti che, arricchitasi, aveva ottenuto il titolo di conti di Brochles (Ungheria). Problemi finanziari portarono la famiglia alla rovina; nel 1740 anche il feudo di Montevecchia dovette essere venduto e passò nelle mani di Pietro Agnesi.

Anch’egli proveniva dalla alta borghesia milanese ed avendo sposato Anna Fortunata Brivio (figlia di un cugino di Giuseppe) si era trovato in dote anche le proprietà dei Redaelli (I sopraccitati Regibus de Ello) di cui essa era ereditiera. Maria Gaetana Agnesi (figlia di Pietro) è forse il personaggio più famoso di Montevecchia. Grande matematica in un periodo in cui era difficile per le donne fare carriera nel mondo scientifico, autrice di testi di successo sull’analisi matematica, a soli 34 anni, però, abbandonò gli studi per dedicarsi alla preghiera ed alle opere pie.

Nel 1746 la Lombardia torna agli Austriaci; nella riforma operata da Maria Teresa la pieve di Missaglia, e quindi Montevecchia, entra nella nuova provincia di Como; nel 1756 sono registrati nel paese 555 abitanti. Con la campagna napoleonica, nel 1796 vennero soppressi i feudi, ma dopo la Restaurazione ed il ritorno degli austriaci (1815) gli Agnesi si riappropriarono del titolo. Nella prima metà del 1800, nonostante diverse epidemie, la popolazione della Brianza subì un notevole aumento; Montevecchia arrivò a 884 abitanti. L’aumento della popolazione portò nel 1854 alla creazione del vicariato foraneo di Merate; la parrocchia di Montevecchia, che ne entrò a fare parte, si staccò così dopo circa 1000 anni dalla pieve di Missaglia.

Anche dopo l’unità d’Italia (1861) il paese è fortemente legato all’agricoltura, anche se con l’inizio del secolo e l’aumento della popolazione (nel 1911 si raggiungono i 1.400 abitanti) nascono forme di pendolarismo, grazie anche alla nascita della ferrovia Milano-Lecco. Con l’avvento del fascismo e la politica di accorpamento delle amministrazioni comunali da esso portata in atto il 7 novembre 1927 il paese di Montevecchia viene soppresso e diventa frazione del comune di Cernusco Lombardone, chiamato da allora Cernusco Montevecchia. Negli stessi anni fu costruita la nuova chiesa parrocchiale, sempre dedicata a S. Giovanni Battista, e trasformata la vecchia in Santuario, dedicato alla Beata Vergine del Monte Carmelo.

Dagli anni ‘40 del secolo una forte spinta all’economia del paese fu data dall’apertura in Alta Collina delle cave e miniere dell’Italcementi (poi chiuse alla fine degli anni ’50 per problemi di sicurezza). Dopo la seconda guerra mondiale si mise in discussione la forzata annessione a Cernusco e nel 1966 Montevecchia ritorna ad essere comune indipendente.

Nel 1986 venne istituito il parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, di cui fin dagli inizi Montevecchia è stata sede centrale.

L’origine del nome della Frazione Belsedere dove si trova VillaBellavista

Cascina Belsedere Montevecchia
Fonte: ProMontevecchia

Villa BellaVista di torva in località Belsedere , nome curioso, ma anche ricco di storia. Nel 1564 la chiesa di S. Giovanni Decollato a Montevecchia era stata riconosciuta parrocchia autonoma dalla pieve di Missaglia e nel 1567 il gesuita Leonetto Clivone su incarico del Cardinale Carlo Borromeo visita la chiesa e per la prima volta risulta che a Montevecchia esisteva un Oratorio di S. Rocco. Esistenza confermata sette anni più tardi dagli atti della prima visita pastorale di S. Carlo Borromeo alla parrocchia di Montevecchia il 18 agosto 1571. Infatti S. Carlo lascia scritto: “All’oratorio S.to Rocho dove si dice al belsedere se levi l’altare ne vi celebri più et si tenghi serrato dinanci che no si possi entrare animali”. In questi luoghi, all’epoca oltre all’oratorio sorgeva una vecchia cascina e si contavano “una sessantina di focolari”.

La leggenda narra che il Cardinale Carlo Borromeo durante questa visita nell’estate del 1571, dopo aver percorso un tratto della salita che porta al Santuario Beata Vergine del Carmelo in cima al colle (che all’epoca era la chiesa parrocchiale di San Giovanni Decollato), si sia fermato a riposarsi su questo poggio (ancora oggi è visibile la roccia davanti all’ingresso di Villa BellaVista), e abbia esclamato: “Oh, che bel sedere”; da qui il nome della località Belsedere.

Per un evento o per soggiornare a VillaBellavista quando sarà possibile: info@villabellavistamontevecchia.it